mercoledì 17 luglio 2013

XXL

XXL. No, non parlo di una collezione per taglie forti o per persone particolarmente possenti, giunoniche o comunemente definite “armadi”. E non si tratta nemmeno della rivista americana dedicata all’hip-hop.
No, parlo del Nordamerica (Usa e Canada nello specifico) dove ti basta fare un giro intorno a te stesso per vedere che è tutto grande, alto e imponente. E non è un cliché come invece molti pensano.
Negli Stati Uniti ci ero già stata due volte e in due posti che si possono considerare opposti in tutti i sensi.
Il primo impatto l’ho avuto nel lontanissimo (come volano gli anni, accidenti!) 1997 quando con i miei genitori feci il mio primo viaggio oltreoceano andando a vivere, più che a festeggiare, il Natale newyorkese.
New York l’avevo vista e sognata tantissime volte grazie al cinema. Già, il cinema che io ho iniziato ad amare fin da quando avevo 8 anni e guardavo i vecchi classici registrati da mio padre sulle prime videocassette. Che fossero storie di film realmente girati nella Grande Mela o fossero storie spacciate per “manhattiane” ma realmente girate altrove per questioni di costi, io New York già l’amavo prima di arrivarci.
E questo amore è ulteriormente cresciuto quando l’ho vissuta. Gelida (mi ricordo il freddo pungente di quando a piedi si svoltava da una Street a un’Avenue), sempre piena di gente di tutto il mondo, con milioni di addobbi e lucine natalizie e un fascino che è quasi inspiegabile a parole. Lì sì che si respira l’atmosfera natalizia. Altroché.
Il secondo impatto è stato molto più estivo. 9 anni dopo fu la volta delle Hawaii. Oddio, sono partita dall’Italia che erano i primi di febbraio e quindi ancora pieno inverno, ma arrivati là è stato come arrivare in Paradiso. 25°C, sole, le palme, il mare, il relax. Decisamente la location giusta per un viaggio di nozze (reale motivo per cui mi sono fatta 25 ore di aereo + attesa).
E le Hawaii sono proprio come si vedono in tantissime commedia americane. Per intenderci quelle alla Owen Wilson in “Brivido Biondo” o Adam Sandler in “50 volte il primo bacio”.
Insomma, due realtà completamente opposte: metropoli vs isole, cemento vs natura, fast food vs pesce e frutta sempre freschi.  Però entrambe veramente uniche nel loro genere.

Ed eccoci arrivati al 2013 e la proposta fin dai primi giorni dell’anno di tornarci a giugno per le vacanze estive. Fin da subito era chiaro che sarebbe stata un’esperienza ancora diversa perché l’idea era di partire dal Canada noleggiando un’auto e concludendo il viaggio proprio a New York.
E anche se non era assolutamente sicuro che l’avremmo fatto, anche solo il pensiero di poterci tornare e di avere già un’idea ben precisa delle vacanze estive, mi ha risollevato il morale non di poco.
Sì, per non abbattermi e pensare sempre positivo a me basta avere un grande progetto, meglio se si tratta di un viaggio e puoi stare sicuro che sono serena.

E poi è arrivato il giorno in cui ho avuto l’ok: potevo prenotare il volo e pianificare l’intero viaggio (quanto adoro programmare itinerari, studiare i “cosa non perdersi” nei vari posti e prenotare stanze carine e a buon prezzo in cui pernottare!??!). Credo che sia stato uno dei giorni più felici di quest’anno.
E così a tre mesi dalla partenza si è avviata l’intera macchina organizzativa.
Avremmo “viaggiato” in aereo, in auto, in pullman e a piedi. Saremmo partiti dal centro del Canada (Winnipeg per la precisione) per arrivare fino a New York, passando per tanti posti piccoli e grandi tutti da visitare.
Due settimane di vacanze itineranti come piacciono a noi perché a mio parere ogni luogo ha qualcosa da offrire e che merita di essere visto.
Averceli i soldi e il tempo per girare tutto il mondo!

E finalmente è arrivato anche il 14 giugno, il giorno della grande partenza. Quasi non mi sembrava vero di ripartire per il Nordamerica dopo 7 anni.
Quindi terza volta per me, prima per il mio compagno di viaggio.
Non racconterò per filo e per segno quello che abbiamo fatto perché potrei scrivere per giorni interi e invece riprendo il titolo del post per dare spazio non a descrizioni ma a impressioni ed emozioni, punti di partenza di tutti i post del mio blog.
Tant’è vero che già dopo un giorno dall’arrivo ci è stata rivolta la domanda: “Quali sono le vostre prime impressioni?”
Tra me e me ho pensato che forse era un po’ presto per chiedercelo tant’è che ho risposto che per me era la terza volta e che è stato un po’ come ritornare in un posto familiare. E questo anche se in Canada non c’ero ancora stata.
Però ho potuto notare come il Canada sia proprio un mix fra Svezia che io conosco molto bene e gli Stati Uniti. Alla Svezia ci assomiglia per i paesaggi, la flora e la fauna in generale, per il clima, per gli ampi spazi, XXL per l’appunto, per la pulizia, per l’ospitalità. Agli Stati Uniti per la lingua, per le abitudini alimentari (ahimè!), per la multiculturalità ormai parte integrante della società e per… le grandi dimensioni in tutto e per tutto.
E proprio quest’ultima è stata la risposta che è stata data senza esitazioni dal mio compagno di avventura: “E’ tutto fuori misura, di proporzioni esagerate”.
Da cui è nata l’idea di questo post. Se non altro perché è una risposta che mi ha davvero colpita (forse perché io non l’avrei mai data) e ha fatto scattare il mio lato più creativo e sognatore.
Il pensiero di scrivere un post dedicato a questo particolare mi ha subito entusiasmata, tant’è che ho iniziato a notare maggiormente i vari aspetti MAXI, prima in Canada e poi negli Usa.
XXL sono le persone (e di conseguenze le taglie) e più di una volta ho notato come il mio compagno di viaggio che non è propriamente un nano (187 cm!!!) fosse invece bassettino confrontato a certi omoni che incontravamo. E un paio di volte di pari altezza a delle donne;
XXL sono le porzioni di cibo, il vero incriminato delle taglie extralarge, e già dopo la mia primissima prima colazione la dieta è stata messa temporaneamente nel cassetto. Con la speranza e la preghiera di non riprendere nemmeno un kg dopo mesi di dieta.
E durante le due settimane ho anche potuto realizzare come siano proprio loro gli inventori del fast food. Il fast food declinato in vari modi ma per tutti i tipi di alimenti e chiaramente per chi viaggia con low budget resta la soluzione più gettonata.
L’unica gioia è stato tornare a casa e scoprire che non solo non avevo preso neanche un kg ma che addirittura ne avevo perso uno. Evvai! Il segreto? Muoversi, camminare tanto, macinare chilometri, sudare e anche tutte le schifezze ingerite non si trasformeranno in rotoli di ciccia in più.
XXL sono i letti, ovviamente proporzionati alla mole delle persone. Ma quanto è bello potersi allargare senza problemi!?
XXL sono le auto tant’è vero che noi avevamo prenotato un’auto compatta per viaggiare da Winnipeg a Toronto e ci siamo ritrovati un Mitsubishi Outlander. Un Suv. Certo, i nostri standard di auto compatta non sono i loro. Assolutamente.
E quindi con questo bel quattroruote abbiamo potuto viaggiare comodamente sperimentando il cambio automatico con tanto di impostazione di velocità massima e goderci le highway panoramiche.
Sì perché XXL sono anche le strade. Ovvio. E chi le percorre non potrà far altro che notarlo.
XXL sono le distanze che a volte percorri senza incontrare anima viva;
XXL sono i fiori, gli immensi bacini d’acqua del Canada e le cascate del Niagara, una delle due attrazioni superlative che indubbiamente mi hanno lasciata a bocca aperta.
La seconda attrazione è stata a New York, rappresentata dalla visita a una delle sette meraviglie del mondo moderno: l’Empire State Building.
E a proposito di New York, sembra scontato dire che XXL sono i palazzi (anche se costruiti all’inizio del secolo scorso) e i grattacieli. E se poi si pensa ai nostri condomini da 8 piani che a noi sembrano alti, il confronto fa sorridere.
Ma è un sorriso misto a stupore che hai sia quando camminando alzi lo sguardo verso l’alto e ti senti piccolissimo in confronto a quei colossi di cemento e vetrate, sia quando sali per la prima volta (e per me è stato così!) in cima all’Empire State Building che in seguito al crollo delle Torri Gemelle è tornato ad essere l’edificio più alto della città. Un’esperienza superlativa e un’emozione fortissima perché immancabilmente il pensiero è andato all’attentato dell’11 settembre e a come siano morte tutte quelle persone. Parlare di 110 piani ed esserci è qualcosa di indescrivibile. E noi, fra l’altro, eravamo “solo” all’86°. Immaginarsi altri 24 piani e un volo da lì è assolutamente da brividi lungo la schiena.
A questo punto una domanda sorge
spontanea: è tutto vero? La sensazione netta è quella di essere sempre sul set di un film. Ti aspetti di vedere Woody Allen, Scarlett Johansson, Clint Eastwood o Robert De Niro da un momento all’altro. Quelle immagini nella vita le hai viste una miriade di volte e ti sembra di averle già vissute se non fosse per le dimensioni e la grandiosità che sono inimmaginabili. E per chi ama il cinema a 360° come me, vedere dal vivo le location dei film come le abitazioni di periferia con i loro curatissimi giardini, un hotel (Il Plaza), un giardinetto, un negozio (Tiffany & Co) o una stazione (Grand Central) è veramente un’emozione.
Ma chiaramente oltre all’XXL e alla pomposità di certe situazioni, di contraddizioni ce ne sono parecchie. Che dire delle vecchie e maleodoranti moquette presenti in tutte le strutture alberghiere? Oppure dell’aria condizionata sparata in tutti i luoghi pubblici e regolata probabilmente sui 0°C? E dello spreco di luci ne vogliamo parlare?
Eppure “this is America” e in un paese a cavallo tra due oceani, con un’estensione di circa 8 milioni di km quadrati e qualcosa come 300 milioni di abitanti (escludendo l’Alaska e le Hawaii), è normale aspettarsi di tutto.
A questo punto posso affermare di aver visto il Nordamerica? Nemmeno per sogno!
Gli spettacoli della natura e del mondo moderno da vedere sono ancora moltissimi. Tutto il lato ovest del Canada e soprattutto l’Alaska che volente o nolente, mi attira tantissimo (io che sono così freddolosa non dovrei esserne affatto affascinata); le montagne rocciose e i fiordi; tutti gli animali non avvistati nella prima settimana di viaggio (volpi, cervi, cerbiatti, lepri, oche canadesi, scoiattoli e persino un’alce li abbiamo visti) e poi ancora Washington, la città che diede i natali a Elvis, i cactus dell’Arizona, la route 66 con chilometri di deserto, il caldo torrido e nessuna rete per i cellulari, il Grand Canyon, il Monument Valley, la Riserva indiana dei Navajos, accampamenti, cavalli pezzati, e un paesino visto nei Western, grandiosi parchi nazionali, tra bisonti al pascolo e impetuosi torrenti ideali per il rafting e poi anche i casinò e le innumerevoli luci di Las Vegas, i saliscendi di San Francisco, Alcatraz e poi Hollywood ecc.ecc! Quanto offre questo grande continente!
Bisogna essere sul luogo per capirne la grandiosità ed è decisamente meglio togliersi dalla testa l’idea di scoprirlo in un unico viaggio: la strategia migliore è certamente quella di scegliere brevi itinerari invece di saltellare da un posto all’altro cercando di vedere tutte le mete turistiche più famose. A meno che non si voglia trascorrere tutta la vacanza in macchina.
Intanto la mia fortuna sta nell’aver intrapreso un viaggio del genere, in cui ho saziato le mie curiosità, ho visitato luoghi nuovi, ho scattato centinaia di foto perché come per ogni viaggio sono incontenibile, ho incontrato amici del posto e altri “emigrati”, ho vissuto lo spirito sportivo che è tutt’altro rispetto al nostro e soprattutto provato emozioni fortissime e realizzato un'altra parte del sogno.

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